Diario-memoria Barozzi

Istituto: ALSP
Numero: 532
data: 21 novembre 2022
Compilatore: Fabio Caffarena
Collocazione: GG 52

Autore del testo

Primo autore

Cognome Nome: Barozzi Cordara
Sesso: M
Date: 1895-1981
Luogo nascita: Acqui Terme
Mestiere/professione: falegname, croupier, commerciante biciclette
Livello scolarizzazione: diploma (scuola tecnica-avviamento)
Altre notizie: Domenico era uno dei tredici figli di una famiglia di origine cremonese, trascorse la sua giovinezza a Sanremo, dove il padre svolgeva il mestiere da falegname.

Denominazione/consistenza

Titolo schedatore: Diario-memoria Barozzi
Consistenza: 12 quaderni in un cofanetto

Natura del testo in sede

Natura del testo: originale
Natura copia: digitale
Trascrizione: parziali e "normalizzate" in Domenico Barozzi Cordara, Ali nella Grande Guerra, Altergraf, Genova, 2017

Storia del testo - Contesto archivistico

Luogo conservazione: ALSP
Circost. prod.: Grande Guerra
Tempo scritt.: 1915-1919 con un appunto del 1928
Docum. associati: articolo giornale 9 ottobre 1915 su Carso
Inf. bibl.: Domenico Barozzi Cordara, Ali nella Grande Guerra, Altergraf, Genova, 2017

Tipologia testuale

Tipol. dominante: diario
Caratt. second.: memoria

Descrizione contenuto

Abstract: Nel 1914 veniva chiamato per il servizio militare e inviato al 3° genio telegrafisti, dopo pochi giorni viene sbattuto in prigione per insubordinazione.
Nel 1916 Domenico supera la visita per diventare aviatore. Dopo aver frequentato le scuole di volo a Torino, Coltano (Pisa), Foiano della Chiana (Arezzo), Cascina Costa e Sesto Calende (scuole per idrovolanti) viene inviato in Albania, 257a squadriglia di Valona
Durante il periodo bellico, scriverà dei diari dove racconterà la sua esperienza bellica. Sono pagine che incrinano la narrazione della guerra aerea legata allo stereotipato mito dei cavalieri del cielo, la scompongono e la complicano attraverso un filtro caleidoscopico in cui convivono fascino per il volo e antimilitarismo. Ma soprattutto, costretto a combattere, Domenico Barozzi scrive parole chiare di ribellione contro la guerra. Svolgerà numerosi lavori prima di dedicarsi alla passione per il ciclismo, anche come cronista per Il Lavoro, e morirà a ottantuno anni.
Negli anni Venti si sposa con Emerenziana Gorlero, proveniente da una famiglia della città di Imperia, da cui nacque, nel 1928, la loro unica figlia: Anna.
Presto entrò in contatto con lo zio, Carlo Cordara, un compositore che conobbe le personalità culturali più importanti di quel tempo, come, ad esempio, Gabriele D’Annunzio, con cui strinse un rapporto di amicizia epistolare. Lo zio, alla sua morte, desiderava che Domenico aggiungesse al suo primo cognome, Barozzi, quello di “Cordara” per sigillare una parentela più stretta, visto che lo zio era nato da una relazione extraconiugale del nonno paterno, che non lo riconobbe legalmente. Alla morte dello zio Cordara, Barozzi acquisì la sua cospicua eredità che investì nella falegnameria dove si dilettò nell’intaglio e nella lavorazione del legno confezionando addirittura numerose insegne commerciali per i negozi sanremesi e persino una bicicletta di legno per lui. Purtroppo, a causa di un brutto incidente sul lavoro di un suo operaio, la falegnameria andò in fallimento.
A quel punto, il fratello maggiore di Domenico, Umberto, chiamato semplicemente “Berto”, accorse in suo aiuto, poiché lavorava in un Casinò privato a Livorno. Negli anni ’30, Barozzi fu così uno dei croupiers del Casinò di Sanremo perché nel primo dopoguerra la sala da gioco assumeva anche i locali. Fu un lavoro che sempre odiò. Domenico però alimentava una delle sue tante passioni: il ciclismo. Egli fu uno degli organizzatori locali della famosa competizione ciclistica della “Milano- Sanremo”, adoperandosi anche come cronista a favore di un quotidiano genovese: “Il Lavoro”.
Per un periodo visse in Germania a Baden Baden, ma ritornò a Sanremo dopo il ’43 con lo zio Berto con cui aprì un piccolo negozietto di riparazioni per le biciclette nella strada sottostante la piazza principale della città. Lo stesso Barozzi per comprare i pezzi di ricambio per i suoi clienti si dirigeva in bicicletta dal famigerato “Olmo” di Celle Ligure.
Nella città rivierasca portò avanti la sua passione per il ciclismo: divenne presidente dell’U.C.S. (Unione Ciclismo Sanremo), occupandosi anche delle manifestazioni ciclistiche locali e non. Infatti, il lavoro presso il Casinò di Sanremo gli permise di conoscere le personalità pubbliche più in vista del momento, come ad esempio il padre dello stesso organizzatore del Festival di Sanremo: Angelo Nizza.
Domenico fu senz’altro una personalità attiva e capace di intraprendere le “strade” più disparate anche se a volte non ebbero esiti fortunati.
Soggetti: Grande Guerra, aviazione, aviatori
Luoghi racc.: Sanremo, Coltano (Pisa), Foiano della Chiana (Arezzo), Cascina Costa e Sesto Calende (Varese), Valona (Albania)
Estremi crono: 1915-1919 con un appunto del 1928

Descrizione supporto

Descrizione supporto: quaderni