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526. EPISTOLARIO GAMBINO- FRA BASILIO

Consistenza: 250 carte circa (135 di Fra Basilio, 98 di Gambino) + 23 buste contenenti francobolli
Natura del testo: originale
Tipologia testuale: lettera
Luoghi: India; Sampierdarena
Estremi cronologici: 1951-1995
Abstract: La corrispondenza è tra Antonio Gambino, residente a Sampierdarena e Fra Basilio, missionario in India. Il carteggio inizia nel 1951 e si conclude nel 1995. La corrispondenza è finalizzata prevalentemente allo scambio di francobolli con richieste continue e dettagliate. Fra Basilio scrive per lo più dall'India in carta intestata "Montford Boys High School, Yercaud, Scheveroy Hills". I due sono stati messi in contatto dalla signorina Nini Bianchi di Zene (Pavia), cognata di un collega bancario di Gambino. La Bianchi era infatti a conoscenza del loro comune interesse per la filatelia. La prima lettera di Antonio è datata 12/11/1951, quella di Fra Basilio 2/1/1952. I due si conoscono di persona il 5/10/1960 e il loro rapporto di amicizia si consolida negli anni. Lo stesso Fra Basilio diverse volte sarà ospitato da Antonio nella sua casa di Sampierdarena. Una foto lo ritrae tra gli studenti del corso di francese. Non mancano riferimento alle condizioni climatiche e a problemi di salute. Nella lettera del 12/11/1975, nel fare le condoglianze a Gambino per la morte della mamma, ricorda che durante la sua permanenza nel campo di concentramento in India (1943) apprese, dopo ben sei mesi, la notizia della morte di sua mamma.
Soggetti: filatelia; amicizia

527. EPISTOLARIO BOAGNO-SCIOLLA

Consistenza: 75 lettere, 3 cartoline
Natura del testo: originale
Tipologia testuale: lettera
Luoghi: Savona, Bologna, Sicilia, Creta, Egitto, Canale di Suez, Eritrea, Etiopia, Asmara, Gondar, Ankara, Cagna (Piana Crixia).
Estremi cronologici: 1935-1939
Abstract: L'epistolario appartiene alla coppia savonese Tina ed Enrico, anche se quasi la totalità delle lettere conservate sono state scritte da quest'ultimo. Riguardano sostanzialmente il periodo in cui Enrico è chiamato a svolgere il servizio militare come carrista nel 1935. Ci sono dettagli sull'arruolamento, la vita in caserma e il racconto di alcuni problemi di salute che costringono il militare a letto per lungo tempo. Guarito e dichiarato idoneo alla vita militare, sconterà poi otto giorni di consegna per aver fatto il bucato nel lavabo della cameretta. Allo scoppio della guerra d'Africa teme di essere asseganto al fronte e nonostante i tentativi per ottenere una licenza, il 22 gennaio 1936 parte per l'Eritrea. Descrive il viaggio, la navigazione e i porti. Una volta al fronte racconta l'Africa, gli incontri con i beduini e descrive gli animali esotici che incontra. Segue il racconto di un difficile viaggio verso l'Etiopia con sosta obbligata nella foresta a causa di un guasto al motore. Mancando le provviste si ciba di carne di scimmia, cane e corvo. Durante l'attraversamento di un fiume subisce attacco abissino che causa la morte di un commilitone. Descrive il paesaggio etiope tra colline fertili, piantagioni di tabacco, caffé e cotone e allevamenti vari. Seguono particolari della vita militare, dalla diffusione di un'epidemia di tifo petecchioso alla traslazione di una salma. Il 26 marzo 1937 chiede di interrompere la corrispondenza perché prossimo al ritorno a casa. Vi è poi un nucleo di lettere del 1937-39 riguardanti periodi di lavoro a Cagna (Piana Crixia) presso la cascina del cognato. Nel 1938 investe un ciclista: l'incidente gli causerà guai giudiziari ed economici. L'ultima lettera è del 18 luglio 1939.
Soggetti: guerra; malattia; lavoro; Africa

528. EPISTOLARIO VIACAVA

Consistenza: 10 lettere
Natura del testo: originale
Tipologia testuale: lettera
Luoghi: Cile
Estremi cronologici: 1910-1950
Abstract: La corrispondenza riguarda l'esperienza di emigrazione in Cile della famiglia Viacava. Le lettere riguardano la gestione delle attività lavorative dei Viacava in Cile (macelleria) e fanno emergere principlamente difficoltà eocnomiche, fallimenti ed attriti tra alcuni componenti della famiglia.
Soggetti: emigrazione

529. EPISTOLARIO BORIOLI

Consistenza: 34 lettere
Natura del testo: originale
Tipologia testuale: lettera
Luoghi: Genova Pontedecimo, Palermo, Campobasso
Estremi cronologici: 1941
Abstract: Il carteggio - incompleto con testi numerati dal n. 24 al 58 - comprende le lettere inviate da Giuseppe alla madre a Genova Pontedecimo durante il servizio miltare in qualità di volontario, aspirate allievo ufficiale. Giuseppe, da borghese titolare di un maglificio, scrive sovente alla madre con l'obiettivo di tenerla aggiornata e di non farla preoccupare. Talvolta chiede invio di materiale da casa, in partcolare calzettoni, sapone, talco, coltello, etc. In una lettera chiede alla madre di portare a riparare un paio di occhiali rotti durante un'esercitazione, dando istruzioni in merito. Dalla parte di carteggio in nostro possesso si evincono come luoghi del servizio militare Palermo e Campobasso.
Soggetti: guerra, militare

530. FONDO CASICCIA

Consistenza: 200 carte circa tra lettere e documenti
Natura del testo: originale
Tipologia testuale: lettera
Luoghi: Ne (Genova), Reppia (Chiavari), Aruba, Melbourne, Santos, San Juan
Estremi cronologici: 1916-1959
Abstract: Si tratta di un fondo famigliare, eterogeneo, che abbraccia almeno 50 anni di storia (prima metà del Novecento). Testimonia le vicende private della famiglia e in particolar modo di Tullo Casiccia (medico pediatra) e sua mogli e Gina. Un corpo centrale di lettere riguarda la Seconda guerra mondiale, con particolare riferimento al bombardamento su Reppia (Chiavari) del 25 ottobre 1942. Emergono aspetti della vita militare, trasferimenti, licenze, congedi. Interessanti alcune lettere scritte dopo 15 e 25 anni di matrimonio, cariche di amore e passione. Il fondo segue con le vicende dei figli, tra questi Edoardo imbarcato nel 1947 con la flotta Lauro, Vittorio ed Enrico (staffetta divisione Coduri, nome di battaglia Nelson). Numerosi riferimenti alla gestione economica della famiglia.
Soggetti: amore; medicina; guerra

531. FONDO RATTO MARIO

Consistenza: 1 faldone contenente 5 dattiloscritti, 3 manoscritti, disegni, fotografie, fotocopie
Natura del testo: originale e copia
Tipologia testuale: memoria
Luoghi:
Estremi cronologici: 1966-1975
Abstract: Si tratta di testi autobiografici prodotti da Mario Ratto durante i suoi lunghi e ripetuti ricoveri ospedalieri. Raccontano sia la sua degenza, sia i ricordi del suo passato. Ad essi si aggiungono testi in genovese (vocabolario di mille lemmi dedicati al figlio affinché non si perdesse l'utilizzo del dialetto), cosiddetti pupazzetti (disegni in stile infantile eseguiti nonostante le mani deformate dall'artrite reumatoide), fotografie.
Soggetti: ospedale; sanità

532. Diario-memoria Barozzi

Consistenza: 12 quaderni in un cofanetto
Natura del testo: originale
Tipologia testuale: diario
Luoghi: Sanremo, Coltano (Pisa), Foiano della Chiana (Arezzo), Cascina Costa e Sesto Calende (Varese), Valona (Albania)
Estremi cronologici: 1915-1919 con un appunto del 1928
Abstract: Nel 1914 veniva chiamato per il servizio militare e inviato al 3° genio telegrafisti, dopo pochi giorni viene sbattuto in prigione per insubordinazione.
Nel 1916 Domenico supera la visita per diventare aviatore. Dopo aver frequentato le scuole di volo a Torino, Coltano (Pisa), Foiano della Chiana (Arezzo), Cascina Costa e Sesto Calende (scuole per idrovolanti) viene inviato in Albania, 257a squadriglia di Valona
Durante il periodo bellico, scriverà dei diari dove racconterà la sua esperienza bellica. Sono pagine che incrinano la narrazione della guerra aerea legata allo stereotipato mito dei cavalieri del cielo, la scompongono e la complicano attraverso un filtro caleidoscopico in cui convivono fascino per il volo e antimilitarismo. Ma soprattutto, costretto a combattere, Domenico Barozzi scrive parole chiare di ribellione contro la guerra. Svolgerà numerosi lavori prima di dedicarsi alla passione per il ciclismo, anche come cronista per Il Lavoro, e morirà a ottantuno anni.
Negli anni Venti si sposa con Emerenziana Gorlero, proveniente da una famiglia della città di Imperia, da cui nacque, nel 1928, la loro unica figlia: Anna.
Presto entrò in contatto con lo zio, Carlo Cordara, un compositore che conobbe le personalità culturali più importanti di quel tempo, come, ad esempio, Gabriele D’Annunzio, con cui strinse un rapporto di amicizia epistolare. Lo zio, alla sua morte, desiderava che Domenico aggiungesse al suo primo cognome, Barozzi, quello di “Cordara” per sigillare una parentela più stretta, visto che lo zio era nato da una relazione extraconiugale del nonno paterno, che non lo riconobbe legalmente. Alla morte dello zio Cordara, Barozzi acquisì la sua cospicua eredità che investì nella falegnameria dove si dilettò nell’intaglio e nella lavorazione del legno confezionando addirittura numerose insegne commerciali per i negozi sanremesi e persino una bicicletta di legno per lui. Purtroppo, a causa di un brutto incidente sul lavoro di un suo operaio, la falegnameria andò in fallimento.
A quel punto, il fratello maggiore di Domenico, Umberto, chiamato semplicemente “Berto”, accorse in suo aiuto, poiché lavorava in un Casinò privato a Livorno. Negli anni ’30, Barozzi fu così uno dei croupiers del Casinò di Sanremo perché nel primo dopoguerra la sala da gioco assumeva anche i locali. Fu un lavoro che sempre odiò. Domenico però alimentava una delle sue tante passioni: il ciclismo. Egli fu uno degli organizzatori locali della famosa competizione ciclistica della “Milano- Sanremo”, adoperandosi anche come cronista a favore di un quotidiano genovese: “Il Lavoro”.
Per un periodo visse in Germania a Baden Baden, ma ritornò a Sanremo dopo il ’43 con lo zio Berto con cui aprì un piccolo negozietto di riparazioni per le biciclette nella strada sottostante la piazza principale della città. Lo stesso Barozzi per comprare i pezzi di ricambio per i suoi clienti si dirigeva in bicicletta dal famigerato “Olmo” di Celle Ligure.
Nella città rivierasca portò avanti la sua passione per il ciclismo: divenne presidente dell’U.C.S. (Unione Ciclismo Sanremo), occupandosi anche delle manifestazioni ciclistiche locali e non. Infatti, il lavoro presso il Casinò di Sanremo gli permise di conoscere le personalità pubbliche più in vista del momento, come ad esempio il padre dello stesso organizzatore del Festival di Sanremo: Angelo Nizza.
Domenico fu senz’altro una personalità attiva e capace di intraprendere le “strade” più disparate anche se a volte non ebbero esiti fortunati.
Soggetti: Grande Guerra, aviazione, aviatori

533. La mia vita in prigionia

Consistenza: 126 pp
Natura del testo: diario
Tipologia testuale: diario
Luoghi: Monaco (Germania)
Estremi cronologici: 1943-1948
Abstract: Diario e qualche corrispondenza di Nildo M. diciannovenne carabiniere caìtturato dopo l'8 settembre 1943 e portato in un campo di lavoro in Germania da dove riuscirà a ritornare solo nel 1948
Soggetti: prigionia in Germania

534. FONDO LANDRA - FRASSINELLO

Consistenza: 6 lettere, 1 libretto militare, 1 quaderno scolastico
Natura del testo: copia
Tipologia testuale: lettera
Luoghi: Roccavione, Vinadio
Estremi cronologici: 1928-1937
Abstract: Il fondo è giunto in ALSP tramite Eugenio Fici, autore del romanzo L'eredità, ispirato alla documentazione. Protagonista è Eugenio Frassinello, trovatello di Roccavione (CN), adottato dalla famiglia Giordana. Fici ha scoperto la documentazione in una valigia quando comprò la cascina che un tempo fu di Frassinello (2010-11). Le 6 lettere sono inviate dall'amica Angela Landra, con il quale Eugenio intrattiene un rapporto amicale/sentimentale. Ad ostacolare il rapporto la madre adottiva di lui. Le lettere riguardano il periodo in cui Frassinello fece il servizio militare a Vinadio, nel Corpo della Guardia di Frontiera. Interessante anche il quaderno scolastico dello stesso (IV elementare, 1928-29) dove emergono elementi tipici dell'istruzione scolastica del regime. Scrittura popolare, carica emotiva.
Soggetti: amore, lavoro nei campi, servizio militare, frontiera, scuola

535. FONDO ISOLA DEL CANTONE (PEDEMONTE)

Consistenza: 2 docc
Natura del testo: originale
Tipologia testuale:
Luoghi: Isola del Cantore
Estremi cronologici: 1875-1970
Abstract: Il fondo, eterogeneo, comprende due documenti slegati tra di loro. Il primo è il quaderno scolastico di Pietrafraccia Vittoria, di dubbia datazione ma probabilmente fine Ottocento. Livello di scolarizzazione medio-superiore. Raccoglie numerosi temi. La famiglia Pietrafraccia si era trasferita a Isola di ritorno dall'Argentina (Patagonia), dove Pasquale, il padre di Vittoria, faceva l'industriale. Il secondo documento è uno zibaldone riconducibile a Ernesto Mombello e contiene componimenti poetici, numerose citazioni letterarie, qualche lettera personale, un ritratto a matita. Lo zibaldone inizia il 27 settembre 1875 e prosegue almeno fino al 1897, anno della morte della madre di Ernesto. Sul documento si legge "Memorie raccolte dallo zio Ernesto Mombello fratello della nonna Teresa Mombello (ramo in Genova) deceduto in Varazze 3-2-1936 e sepolto nel cimitero in Varazze - semic. super. sin. n° con zia Nicoletta sua moglie e mia madrina, mio padrino Ernesto 1970".
Soggetti: scuola

536. FONDO TOMASELLI

Consistenza: 5 cartoline e 12 biglietti postali in franchigia per prigionieri di guerra
Natura del testo: originale
Tipologia testuale: CARTOLINA IN FRANCHIGIA PER PRIGIONIERI DI GUERRA
Luoghi: Roma, Messina, Sicilia, New York, Inghilterra, Brockenhurst
Estremi cronologici: 1943-1946
Abstract: Lettere e cartoline inviate dal prigioniero di guerra Tomaselli Antonino alla famiglia. Appena catturato si rammarica di non poter continuare a combattere dato che la guerra è nella “sua” Sicilia. Dopo diversi spostamenti di campi (anche in America), in qualità di Tenente Medico viene inviato come dottore per la cura dei soldati italiani nel campo di prigionia n° 65 (Inghilterra). Dalla corrispondenza iniziale emerge l’ansia per la salute dei genitori a Roma e per i fratelli sotto le armi. Finita la guerra emerge una crescente inquietudine per la mancanza di notizie e per il tanto atteso rimpatrio. Rassicurazioni sul proprio stato di salute e forza attinta dalla religione per sopperire alla prigionia. Accenno al proprio lavoro all’ospedale psichiatrico di Roma prima della chiamata alle armi.
Soggetti: prigionia di guerra, attesa ritorno, ansia salute famiglia, medico, psichiatria, vita post bellica

537. FONDO SILVESTRI

Consistenza: 55 Cartoline postali in franchigia
Natura del testo: originale
Tipologia testuale: cartoline postali in franchigia
Luoghi: Meina (Novara)
Estremi cronologici: 1941-1943
Abstract: Cartoline inviate da soldati, sia al fronte che no, alla madrina di guerra Silvestri Albertina. Gli scriventi sono diversi (21), solo con alcuni di essi intrattiene una corrispondenza più prolungata. Tra questi si segnala quella con Gadina Ugo, amico e concittadino della madrina, caduto nel settembre 1943 a bordo della nave Roma. In alcuni casi si fa riferimento ad incontri avvenuti con i soldati. Dalla corrispondenza emergono principalmente richieste di altre missive, ringraziamenti per il sostegno morale, notizie riguardanti la salute dei genitori della madrina, velati corteggiamenti, pochi riferimenti alla guerra.
Soggetti: Madrina di guerra, vita quotidiana, II Guerra Mondiale, amore, richiesta ricezione lettere, apprezzamenti velati, promesse di incontri, risposte cordiali, battaglione Val Chisone

538. FONDO FRANCESCO/GIROLAMO COSTA

Consistenza: 27 lettere, 8 lettere di carico
Natura del testo: originale
Tipologia testuale: lettera
Luoghi: Rio de Janeiro, Genova, Rapallo, Santa Margherita, San Giacomo di Corte, Santiago del Cile, Parigi
Estremi cronologici: 1858-1864
Abstract: Francesco Costa, commerciante di San Giacomo di Corte (S.Margherita Ligure) è il destinatario della corrispondenza inviatagli principalmente dal fratello Girolamo, emigrato a Rio de Janeiro. L’argomento principale sono sempre gli affari (ricami, tessuti, vestiti) e l’invio della merce. Altri argomenti sono le condizioni dei parenti emigrati e il modo di vivere a Rio de Janeiro. Qualche accenno alla guerra per l’Unità d’Italia e alla volontà di ritorno di Girolamo. Varie lettere con altre persone sono sempre inerenti gli affari. Sono presenti 8 lettere di carico.
Soggetti: emigrazione, affari, polizze, ricami, vita quotidiana, unità d’Italia, dogana

539. Epistolario Angelo Raffaele Ricci (1865-1891)

Consistenza: 164 lettere
Natura del testo: copia
Tipologia testuale: Epistolario
Luoghi: Ascea (Salerno), Montevideo (Uruguay)
Estremi cronologici: 1865-1891
Abstract: L’epistolario è incentrato intorno all’esperienza professionale e alle vicende familiari del Dott. Angelo Raffaele Ricci, che nel 1874 si trasferisce in Uruguay in qualità di delegato medico del consiglio sanitario d’Italia a Montevideo. Nell’agosto 1874 acquista due biglietti per Montevideo (uno di seconda classe e l’altro di terza), uno per sé e l’altro per il fratello, dall’agenzia Ferolla di Napoli. Altri 50 cittadini di Ascea decidono di seguire Ricci in Uruguay. Tra le missive è presente una descrizione del viaggio da Genova all’Uruguay con il piroscafo France, datata 12-18 settembre 1874. Ricci fu rappresentante dell’Italia nella prima facoltà di medicina d’Italia in Montevideo, ricoprendo l’incarico di docente di fisiologia, patologia e chimica medica. Operò attivamente nella comunità italiana a Montevideo diventando una figura di riferimento. Torna a Salerno nel 1878. Nei pochi anni passati in Uruguay Vittorio Ricci, anche attraverso la sua attività privata di medico, riesce a mandare in Italia molto denaro, che il fratello Celestino amministra investendo in beni immobiliari. Subentrano poi screzi familiari, anche perché Vittorio Ricci decide di sposarsi rompendo l’accordo familiare che prevedeva il fatto che lui potesse studiare a patto di rimanere celibe, al fine di tutelare l’integrità del patrimonio di famiglia.
Nel carteggio Ricci sono presenti missive di cittadini di Ascea che chiedono notizie dei parenti emigrati in Uruguay e che hanno fatto perdere le tracce. In generale le carte - oltre a gettare luce su un caso-studio riconducibile ad una catena migratoria che lega il Cilento (e in particolare Ascea) all’Uruguay - consentono di far emergere il quadro locale di Ascea e le dinamiche sociali locali, nella seconda metà dell’Ottocento (ad esempio questioni riguardanti la costruzione della ferrovia e questioni legate all’economia locale).
Soggetti: Emigrazione

540. Epistolario e memoria di prigionia Vassalluzzo 1943-1944 e 1945

Consistenza: 9 lettere /8 pagine di memoria
Natura del testo: copia
Tipologia testuale: epistolario
Luoghi: Stella Cilento (Salerno) e M. Stammlager VI Bonn a Rhein
Estremi cronologici: 1943-1945
Abstract: Le 9 lettere di Vassalluzzo, scritte durante la prigionia nel campo tedesco M. Stammlager VI Bonn a Rhein, abbracciano un arco temporale che va dal 7 dicembre 1943 al 20 agosto del 1944. Nelle missive si inviano e si richiedono notizie, dando rassicurazioni di rito. La memoria, intitolata dall’autore “Memorie di una contesa posizione sul fronte greco”, datata 12 aprile 1985, riguarda il ricordo della battaglia di “Quota 731 E di Monastero”, in Grecia e si concentra sul ricordo dei commilitoni caduti.

Soggetti: Seconda Guerra Mondiale / Prigionia

541. Epistolario Giovanni Ricci (1918-1962)

Consistenza: 16 missive
Natura del testo: Originali
Tipologia testuale: Epistolario
Luoghi: New York, Davagna
Estremi cronologici: 1919-1962
Abstract: L’epistolario è composto da 16 missive.
Giovanni Ricci, con il padre Angelo, parte per gli Stati Uniti nel 1918. A Davagna (Genova) rimangono la madre di Angelo e due sorelle minori (Luigina e Maria). A New York Angelo lavora in un negozio di alimentari (Grocery) di via Roosevelt. Guadagna 11 scudi alla settimana, più il vitto, e nelle missive si fa riferimento alle rimesse inviate costantemente ai familiari di Davagna, in particolare alla cugina, che provvede al sostentamento di Luigina e Maria dopo il decesso della madre nel 1920. Nella lettera del 19 novembre 1918 Giovanni Ricci fa riferimento all’influenza spagnola, che avrebbe causato più morti (78.000) che la guerra negli Stati Uniti. Dal 1919 Giovanni cerca di convincere le sorelle a raggiungerlo oltreoceano e raccomanda alla cugina di preparare i documenti, ma di non comprare troppi vestiti e non portare alcolici in viaggio. Nel 1922 Giovanni affida a un compaesano (“Bacci”) di Davagna, di rientro in Liguria sulla nave Dante Alighieri, 10 scudi da dividere tra le sorelle e la figlia di Maria, Emma. Si augura che la sorella Luigina possa poi ripartire con il compaesano, ma non è dato sapere se ciò sia avvenuto.
Nell’unica lettera di Maria, risalente al 1949, si legge che il figlio, classe 1921, è “rimasto in Russia” (morto o prigioniero?).
Giovanni, sollecitato in argomento nelle missive ricevute, afferma di non volersi sposare per “evitare tormenti per tutta la vita”. Alla sua morte nel 1962 Maria scriverà 4 missive al consolato di New York. Dalle carte emerge che Maria sposò Luigi Strascino (nato a Struppa, Genova, il 22 settembre 1875) e lavorarono insieme come contadini/allevatori (sono presenti infatti 1 bolletta di molitura delle olive; 2 libretti di stalla dei bovini; 2 verbali dell’ufficio igiene). Completano la documentazione presente nel fondo alcuni certificati anagrafici, 1 libretto militare di Luigi Strescino, libretti di tiro, 3 quaderni scolatici di Giovanna De Martini (1932-1942), 1 quaderno di merceologia (1941-1942), 2 quaderni di computisteria (1940-1941), 1 quaderno di pratica commerciale (1940-1941), 8 libri di epoca fascista, 3 quotidiani, 1 brochure della compagnia di navigazione Cosulich-Lloyd Sabaudo, 1 tessera fascista e un interessante quaderno di taglio (metodo Donati, 1938-1939).
Soggetti: emigrazione negli Stati Uniti

542. Epistolario famiglia Cella

Consistenza: 84 lettere
Natura del testo: copia
Tipologia testuale: epistolario
Luoghi: Modena, New York, Hoboken (New Jersey), Livorno, Roma, Villa Cella (Rezzoaglio,Val d'Aveto)
Estremi cronologici: 1882-1955
Abstract: L'epistolario è composto dalle missive scritte dai fratelli Paolo, Pellegrino e Lorenzo Cella, poche sono di altri parenti. I tre fratelli, in Italia contadini, negli Stati Uniti lavorarono come guardiani, venditori di frutta, operai e anche le donne emigrate contribuirono al reddito familiare lavorando in fabbrica. Nonostante le difficoltà economiche i Cella riuscirono a mandare qualche risparmio ai parentri rimasti in Liguria, al fine di pagare i debiti contratti per l'acquisto di terreni e per varie cause legali legate alle doti per le figlie e per i viaggi. Dal 1893 le rimesse diminuirono per la crisi economica americana, ma contribuirono a saldare i debiti. Lentamente la situazione dei Cella migliorò e consentì l'acquisto di un'abitazione in America. I figli di Paolo e Pellegrino frequentarono le scuole americane, diventando cittadini statunitensi. L'epistolario consente di ripercorrere le vicende dei tre fratelli Cella e dei rapporti mantenuti con Villa Cella (Rezzoaglio), in Val d'Aveto.
Soggetti: Emigrazione